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Sostenibilità - Che cos'è Sostenibilità
La natura SOSTIENE l'uomo... o l'umanità SOSTIENE la natura?
Introduzione
Una delle maggiori difficoltà nello studio interdisciplinare è la reciproca comprensione, il conoscere quale significato ognuna delle discipline attribuisce al medesimo termine. L'analisi linguistica può venire incontro fornendo gli strumenti per analizzare e comprendere i meccanismi che usiamo per esprimerci.
L’analisi linguistica applicata allo studio sulla sostenibilità propone degli spunti importanti che permettono di mettere in luce le diverse connotazioni che il termine – ed il pensiero che si sviluppa attorno ad esso – assume, in relazione al differente angolo di visuale che ambiti di ricerca distinti possono avere.
L’approccio linguistico districa alcuni nodi e pone allo scoperto significati che sono intimamente legati all’utilizzo del linguaggio, alle forme di espressione ed al contesto in cui i concetti vengono espressi.
Sostenibilità è così un termine che assume significati spesso molto divergenti a seconda che lo si usi a partire da una visione sociologica, piuttosto che economica o naturalistica.
Imparare a riconoscere queste differenze (e le contemporanee analogie) ci consente di muovere ulteriori passi sulla strada di una comprensione interdisciplinare di questo concetto complesso ed articolato.
Parole per spiegare, parole per interpretare
Introduzione linguistica sulla morfologia derivazionale
Qualsiasi parola in ogni lingua può essere usata facendo riferimento a due diversi significati: quello letterale e quello figurato.
Il termine “riposare”, ad esempio, richiama immediatamente un significato legato al riposo della persona in risposta ad uno stato di stanchezza; questo è però un significato figurato, mentre quello letterale, dato cioè dall’esatta etimologia del termine indica l’azione del “posare nuovamente”, vicino a quello del verbo “riporre”.
Si evince pertanto che il senso letterale e quello figurato possono in realtà rappresentare concetti o azioni anche molto diversi tra loro.
La morfologia derivazionale documenta la traccia del percorso che le parole compiono nel passaggio da significato letterale a figurato.
Essa distingue inoltre nei termini la presenza di una radice e di affissazioni, ovvero dei prefissi e suffissi. Aggiungere un prefisso o un suffisso può generare un mutamento della parola iniziale in due direzioni:
Sostenibile, insostenibile... Comprensibile, incomprensibile
Sostenibile, insostenibile...
L’utilizzo del termine “sostenere” e dei suoi derivati (come sostenibile, sostenibilità, etc…) può avvenire all’interno di una molteplicità di significati che vanno da quello letterale (del sostegno fisico, di ciò che “tiene su”) a quello figurato, ampiamente usato ad esempio in “sostenibilità” e nell’aggettivo “sostenibile”. Inoltre è sensibile la differenza di significato attribuito, anche all’interno di un utilizzo figurato, in dipendenza dal contesto entro cui la parola viene usata.
Quando un naturalista parla di sostenibilità lo fa avendo come riferimento dati, informazioni e situazioni concrete ben diverse da quelle che muovono un economista o uno studioso di scienze sociali.
Diventa perciò di fondamentale importanza, per la reciproca comprensione, capire con chiarezza in quale contesto si situa l’uso di un termine. Collocare un discorso nella prospettiva dell’autore è una premessa indispensabile per poter capire e dunque entrare in relazione dialettica.
Comprensibile, incomprensibile...
La riflessione linguistica sulla sostenibilità porta ad estendere l’applicazione di questo concetto ad ambiti anche molto diversi tra di loro; ricca di interesse è l’applicazione alla sfera emotiva ed esperienziale della vita di ciascuno, dove la sostenibilità si riferisce ad aspetti psicologici. Si descrivono così situazioni “insostenibili”, ovvero di disagio, ovvero ancora di incomprensione della realtà, di un soggetto con cui si è in rapporto, oppure di incomprensione percepita da parte degli altri verso se stessi.
Alcuni esempi possono essere:
Il superamento del disagio, ovvero il ricondurre ciò che è insostenibile nella sfera del sostenibile può avvenire cercando di riposizionare il proprio essere rispetto al problema...
Linguaggio nominale, linguaggio verbale
La scelta di privilegiare l’uso di sostantivi/aggettivi oppure di verbi non è ininfluente sul messaggio che verrà veicolato dal discorso. Un testo in cui si abbia prevalenza di nomi viene detto “nominale” ed ha la caratteristica di sintetizzare efficacemente i contenuti, trascurando però l’aspetto dinamico degli eventi. L’utilizzo più ampio di verbi, che determina un linguaggio “verbale”, assicura una maggiore attenzione nei confronti dei processi, individua più direttamente i soggetti agenti, con la contropartita di un discorso più articolato.
Detto questo, è facilmente comprensibile come la semplicità e l’immediatezza del linguaggio nominale rechino una tendenza all’appiattimento, al tecnicismo e, alle estreme conseguenze, alla difficoltà di comprensione, legata all’uso massiccio di descrizioni nominali che possono essere comprese solo da chi possiede gli strumenti culturali di quel particolare contesto.
Esempio ben rappresentativo è la medicina, dove processi complessi vengono sintetizzati con singole parole. Il termine che indica una qualsiasi malattia è in realtà la sintesi linguistica di una catena di eventi definiti che il medico sa riconoscere in quello specifico termine.
L’ambito informatico è certamente un altro contesto in cui si sviluppa un linguaggio essenzialmente nominale, capace di produrre parole e acronimi per condensare i concetti. Addirittura, proprio gli acronimi – così diffusi in questo gergo - sono la nominalizzazione di una nominalizzazione… è chiaro come la comprensione sia appannaggio di un gruppo ristretto di persone che possiedono le chiavi interpretative di quell’ambito culturale.
In ultima istanza, potremmo dire che laddove si riscontri una certa specializzazione (particolarmente in ambito scientifico o tecnologico) la tendenza al ricorso ad un linguaggio fortemente nominale si fa più spinta.
Il linguaggio verbale offre un valido supporto per un tipo di discorso che si pone l’obiettivo di porre l’accento sulle dinamiche, sui processi, sul prima e sul dopo, sul chi fa cosa… E’ inevitabilmente meno sintetico, ma può essere più universale, dal momento che limita il ricorso a termini riassuntivi specifici, privilegiando la descrizione.